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ASSE TURCHIA-PORTO DI TRIESTE

Musul: Italia snodo chiave per organizzare la nostra catena di trasporto Ekol, la principale impresa logistica della Turchia, sta scommettendo sull’Italia e sul porto di Trieste per entrare nell’attività terminalistica ed espandere i propri collegamenti dallo scalo tricolore a Israele ed Egitto.
A spiegarlo è Ahmet Musul, ceo del gruppo turco che, ai primi di dicembre, ha acquisito, tramite la controllata Yalova Ro-ro terminali, il 65% di Europa multipurpose terminal (Emt), la società che ha in concessione il molo VI del porto giuliano. Un’operazione che punta a rafforzare e ampliare le attività di sviluppo del terminal con investimenti complessivi per circa 20 milioni di euro. Le altre quote di Emt restano alla Francesco Parisi Casa di spedizioni (che prima dell’ingresso di Ekol controllava l’83,34% e ora ha il 18,3%) e a Friulia, la finanziaria regionale (col 16,66%). Ekol Logistics ha iniziato a operare nel 1993 con l’autotrasporto per poi espandere il proprio raggio d’azione alla ferrovia e al settore marittimo: oggi la società è armatrice di cinque navi Ro-ro (per i rotabili) e una sesta è in arrivo a febbraio 2017 (un’altra ancora è prevista poi a fine anno). Ha raggiunto un giro d’affari, spiega Musul, «di 504 milioni di euro nel 2015 e contiamo di arrivare a 600 milioni quest’anno». Attraverso la società con cui ha acquisito Emt, Ekol sta entrando nel business dei porti. Il primo terminal di cui ha preso il controllo è appunto quello di Trieste ma, prosegue Musul, «in Turchia stiamo costruendo anche lo Yalova Ro-ro terminal (sul Mar di Marmara, ndr) che sarà il più moderno terminal Ro-ro della regione. Il nostro obiettivo è di aprirlo all’inizio del 2017. E siamo sicuri che sapremo convogliare a Yalova l’esperienza acquisita a Trieste».
Ekol, infatti, prima di acquisire la maggioranza di Emt è stata per alcuni anni cliente del terminal al molo VI. «Con gli investimenti pianificati per il porto di Trieste (che prevedono nuove gru per la movimentazione, ndr) – aggiunge Musul – due differenti navi Ro-ro potranno essere operate simultaneamente. Stiamo inoltre progettando di aumentare la capacità di treni intermodali fino a 10 circolazioni al giorno (oggi sono circa cinque, ndr). Attualmente stiamo offrendo servizi a destinazioni turche e greche ma negli anni a venire aggiungeremo Paesi come Israele ed Egitto. La capacità annuale di 110mila unità equivalenti (a un container da 45 piedi, ndr) caricate su navi Ro-ro e 70mila unità caricate su treni nel 2016 ci aspettiamo che salga a 140mila unità su Ro-ro e 100mila su treni nel 2017».
Musul sottolinea che la strategia della compagnia «è di possedere asset, il che è un buon vantaggio per i clienti e dà a Ekol un vantaggio competitivo. È stata una decisione strategica anche essere proprietari di un porto, è come un pezzo in più in un puzzle. Trieste è una location molto importante per noi. L’investimento sul molo VI è importante, in primo luogo, perché ci rende più forti nei servizi intermodali che offriamo e intendiamo sviluppare in futuro. Poi perché questo particolare porto è un posto chiave per noi per organizzare la nostra intera catena di trasporto».
Oggi, aggiunge Francesco Parisi, ex proprietario e ora azionista di minoranza di Emt, «oltre il 90% di quel che passa nel terminal viene inoltrato o arriva via ferrovia. Pioniere di questo è stata Ekol, la quale pian piano ha assorbito la quasi totalità dei traffici e poi ha manifestato la volontà di diventare partner». Ekol, dice il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, Zeno D’Agostino, «è in contatto con grandi operatori industriali e a noi è utile per attirare a Trieste la logistica di questi grandi operatori. Con i quali vogliamo dialogare anche sulle possibilità offerte dall’utilizzo del porto franco. Con l’’occupazione che cala nei porti, occorre portare sulle banchine attività ad alto valore aggiunto».
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Raoul de Forcade
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